
Per comprendere fino in fondo che cos’è la letteratura, non si può non partire dall’esatto significato del termine. Per fare ciò, facciamo riferimento alla definizione data dall’enciclopedia Treccani, che rivela:
«Designò in origine l’arte di leggere e scrivere, la conoscenza delle lettere (litterae), intese inizialmente come epistole, poi come tutto ciò che è stato affidato alla scrittura, e divenne, quindi sinonimo di cultura, di umana dottrina.
Questo significato è, in tutte le lingue che dalla latina hanno derivato la parola letteratura, ormai inconsueto: per letteratura oggi generalmente s’intende innanzi tutto l’insieme delle opere affidate alla scrittura, nelle quali il momento estetico predomini o sia più o meno presente;
Secondariamente l’insieme degli scritti relativi a un oggetto determinato (la “letteratura dell’argomento”). Se questa seconda, ristretta, accezione non soffre oscillazioni, altrettanto non si può dire della prima: a seconda dei concetti che determinano il giudizio, sarà fatta a storici, filosofi, scienziati, oratori, ecc., una parte più o meno cospicua nella “letteratura”, la quale perciò in parte coinciderà, in parte uscirà fuori della storia dell’arte».
Mentre con riguardo al contenuto, alla forma, al carattere e ai fini che si propone, il vocabolario Treccani aggiunge che si tratta anche dell’attività intellettuale volta allo studio o all’analisi di opere che rientrano tra queste categorie:
- Letteratura in prosa e in versi
- Narrativa, poetica, didascalica
- Letteratura popolare, popolareggiante, patriottica;
- Letteratura impegnata o disimpegnata.
La storia italiana è senza ombra di dubbio una di quelle che ha dato più lustro alla letteratura. Se non la sua prima Patria.
Se vogliamo dunque raccontare e capire davvero che cos’è la letteratura, non possiamo non riservarle un focus dedicato con tutto lo spazio che merita.
Provando a tracciare una linea del tempo, nel corso della storia italiana, possiamo dire che le sue origini sono da ricercare nel periodo romano e nella letteratura latina. Esse hanno attraversato la letteratura medievale e quelle in volgare dell’Italia comunale.
Il 1200 è stato per l’Italia inizialmente il secolo della letteratura allegorica, didattica, morale e religiosa. In quest’ultimo caso, possiamo citare ad esempio le laude e la letteratura francescana. E poi la lirica toscana e la poesia settentrionale, popolare e giullaresca, la scuola siciliana, il Dolce Stil Novo, la prosa e la poesia comico-realistica.
Nel Trecento, invece, hanno vissuto o composto le loro opere autori come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Mentre Quattrocento è stato, invece, il secolo dell’Umanesimo, della letteratura in volgare prima e rinascimentale poi. Il Cinquecento è stato segnato da Niccolò Machiavelli, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso. E poi la prosa storica, filosofica e scientifica.
La poesia barocca, la prosa in lingua e dialettale, la commedia dell’arte teatrale, sono invece prerogative del 1600. Un secolo che ha avuto, tra gli altri, anche un certo Galileo Galilei. Per sfociare poi nel ‘700 con l’Arcadia, l’illuminismo italiano, Carlo Goldoni, Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo.

Siamo giunti al 1800 italiano, tra il Romanticismo e la letteratura dialettale di Gioachino Belli e quella patriottica di Ippolito Nievo. Da Alessandro Manzoni a Giacomo Leopardi, dal movimento degli “scapigliati” al Verismo, da Giovanni Verga a Giosuè Carducci. E poi il Decadentismo, Giovani Pascoli, Gabriele D’Annunzio e via verso il ‘900 tra Crepuscolarismo, Futurismo, Ermetismo, fino a Pasolini e i giorni nostri.